Negli anni '70 Eric Fromm teorizzò l’esistenza di due tensioni nell’uomo: una ad avere, l’altra ad essere. Avere è un possesso animalesco dato dall’istinto di sopravvivenza, mentre essere è il tentativo di evadere dall’isolamento con la condivisione e l’unione con gli altri. Le forze positive e il contatto umano ci salvano dall’avere.

La prima volta che vidi delle fotografie di Carlo ebbi l’impressione che queste tendenze si materializzassero davanti ai miei occhi: il suo lavoro scruta le pulsioni umane mantenendo la concentrazione sul rapporto con l’altro. Il concetto di DARE che sta dietro tutta la mostra fa parte di un progetto che va avanti da anni: si toccano temi quali la restituzione al territorio, l’impegno per i progetti e soprattutto, la rete e i rapporti che ci salvano, ci mantengono umani.

La giocosità di Carlo permette di indagare il mondo con la curiosità di un bambino: seguirlo in questo percorso significa ritrovare quell’innocenza che dai suoi scatti sembra non appartenere più alla nostra specie, abbandonare la moralità ed i giudizi. Seguirlo in questo percorso è come arrotolare un foglio e guardarci dentro, trovarsi tra le mani un cannocchiale con al centro l’imperfezione umana. Costringersi a vederla diventa salvezza, accettazione, elevarla ad antidoto per la bellezza patinata sempre più invasiva. Significa restare reali, vivi.

Il tema del doppio viene ripreso dal titolo stesso: TO DARE, in inglese osare. Non accettare che il salto nel vuoto sia restare qui, nella propria città, dove la generazione precedente ti dice di andartene, dove restare significa vedere colleghi, amici e parenti partire. Presidiare Genova significa mantenerla viva pur essendo consapevoli dell’alto rischio che comporta essere in vita: illudersi di avere, possedere egoisticamente un luogo o esserci e condividerlo, restituire al prossimo, dare gli strumenti per vederlo con gli occhi dell’amore.

L’esposizione delle opere prevede un percorso su due livelli in cui al centro si trova l’esperienza del Mantra, dove lo stile fotografico si è evoluto e affinato. Il progetto inizialmente di dimensioni modeste ha preso sempre più forma diventando una delle realtà genovesi più conosciute ed apprezzate proprio per la sua identità underground. Le scelte stilistiche rappresentano il mutamento e l’espansione: una costante crescita di ritratti dei frequentatori del club, radicalmente differenti tra loro, accomunati dall’umana imperfezione che rende crudo e dissacrato ogni scatto.

Dal centro del Mantra si diramano numerose esperienze pur mantenendo la focalizzazione sull’elemento umano, sulle pulsioni, rendendo omaggio all’unicità del momento. Ogni progetto lascia qualcosa, all’autore e a noi spettatori: la concezione che i legami tra le molteplici esperienze sia la condivisione del tempo, della musica, delle stesse vittorie e soprattutto delle stesse sconfitte.

Dare nella società del consumo diventa ribellione.
Offrire diventa un atto politico.
Prendersi cura, dare voce al più fragile diventa rivolta.
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Mostra fotografica di Carlo Ceccarelli:
dal Mantra al Mantra

Da venerdì 19 a lunedì 29 maggio 2023
Giardini Luzzati, Area Archeologica

Inaugurazione 19 maggio ore 22

Valentinø - HÄD

Curatela di Amina Abdelouahab

Testi di Margherita Cademartori
Profondo ringraziamento a Giulia Ferrando
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Grazie a:
Giardini Luzzati
Il Cesto
Mantra Club
Genova Hip Hop Festival
Cruo studio
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